venerdì 16 maggio 2014

Preparati la bara!

1968, di Ferdinando Baldi. Con: Terence Hill, Horst Frank, George Easrtman (Luigi Montefiori), José Torres, Pinuccio Ardia, Luciano Rossi.




In pratica è il prequel del Django corbucciano, ed è pure ammantato da una parziale aura di “ufficialità” (se rapportato al mare di Django apocrifi che hanno popolato il mondo degli spaghetti), considerato che lo sceneggiatore (Franco Rossetti) e il direttore della fotografia (Enzo Barboni, al suo ultimo lavoro in tale ambito prima del passaggio alla regia) sono gli stessi ed inizialmente il protagonista doveva essere proprio Franco Nero, che ha poi desistito a causa di impegni assunti su altri set. 
Ad ogni modo, è certamente fra i migliori django-derivati mai prodotti, anche se la regia di Baldi, pur ineccepibile e non priva di soluzioni pregevoli, non riesce a raggiungere il livello del fuoriclasse Corbucci.
Terence Hill – qua all'apice del suo ruolo di rincalzo di Franco Nero, qualità che gli è valsa il biglietto di ingresso nel mondo del western all'italiana – è certamente molto efficace e convincente nell'impersonificazione del sulfureo protagonista nerovestito, anche se in filigrana dietro quello sguardo di ghiaccio si percepisce la sua natura bonaria e perennemente canzonatoria, che potrà poi manifestarsi in tutta la sua magnificenza con Trinità e Nessuno. Ciò per dire che le occhiatacce più cupe e tenebrose di Franco Nero avrebbero impreziosito l’atmosfera di un sapore ancora  più gotico e lugubre. Il film resta comunque violentissimo, dal body count estremo (anche grazie alla pioggia di piombo finale, lascio immaginare cosa estragga Django dalla bara alla resa conti…) e certamente di un pessimismo strisciante, visto e considerato che oltre alla pletora di personaggi stecchiti, il tradimento è il  sentimento dominante e alla fin fine non si salva proprio nessuno, neppure il protagonista, già morto nel cuore (lui stesso si prepara la lapide nell’incipit, dopo l'uccisione della moglie) e mosso ormai soltanto dalla sete di vendetta.
Ottimo il parterre dei villain, guidati dal sempre efficace Horst Frank (una sorta di Kinski meno istrione e più disciplinato) e dal gigantesco (letteralmente) George Eastman (alias Luigi Montefiori: ve lo ricordate Sefano Bertoni in Regalo di Natale di Pupi Avati?).
Ennesimo timbro sul cartellino della premiata ditta spaghetti western per il quasi sempre presente (e grande) Luciano Rossi, questa volta nell'insolito ruolo del sano di mente e non del consueto violento psicopatico.
Musiche buone di un non addetto al genere, Gian Franco Reverberi. La canzone che spadroneggia nel finale You' d better smile è cantata da Nicola di Bari.








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