sabato 28 luglio 2012

Dio perdona... io no!

1967, di Giuseppe Colizzi. Con: Terence Hill, Bud Spencer, Frank Wolff, José Manuel Martin, Frank Braña, Francisco Sanz, Gina Rovere.

Primo capitolo della trilogia di Giuseppe Colizzi (seguiranno I quattro dell'Ave Maria nel 1968 e La collina degli stivali nel 1969),  Dio perdona... io no!, oltre ad essere un assolutamente pregevole spaghetti western, ha il non trascurabile merito di aver messo insieme per la prima volta sul grande schermo come protagonisti (si erano già incrociati in gioventù su un paio set, con ruoli molto marginali, ma mai interagendo) la coppia di attori più celebre, sondaggi alla mano, del cinema italiano: Bud Spencer (Carlo Pedersoli) e Terence Hill (Mario Girotti).
Certo, siamo ancora lontani dalla canonizzazione della coppia in chiave comica, perfezionata irreversibilmente da E.B. Clucher (Enzo Barboni) con il celeberrimo Lo chiamavano Trinità. Terence Hill è ancora un giovane virgulto ingaggiato - all'ultimo momento, quale rincalzo di Peter Martell (Pietro Martellanza), infortunatosi all'inizio delle riprese - per lo più perchè assomiglia a Franco Nero (e come tale si comporta e recita) e Bud Spencer (già doppiato dalla sua "voce" storica, Glauco Onorato), dopo qualche esperianza attoriale giovanile di poco conto, è al suo primo lungometraggio da protagonista. Pare sia stato scelto da Colizzi sostanzialmente perché il regista aveva bisogno di un personaggio con la sua stazza, e il mercato non offriva altro...
Pur tuttavia, in embrione si possono già intravedere tutte le caratteristiche salienti del duo. Le scazzottate (anche se qua sono verosimili e fanno male: lasciano lividi, provocano ferite sanguinolente e fanno perdere i sensi), la caratterizzazione della coppia, con un personaggio astuto e veloce e l'altro un po' più tonto e possente, il continuo battibeccare tra i due a guisa di cane e gatto, la bonaria composizione della vicenda. Anche un certo buonismo, che sarà proprio della "poetica" del duo, può essere intercettato in filigrana: Earp (Bud Spencer) impersona  il pistolero onesto e a suo modo integerrimo (quasi reazionario, in ambito spaghetti!) che vuole riportare il malloppo all'assicurazione per cui lavora e Doc (Terence Hill) recita la parte del Clint Eastowood e del Franco Nero di turno, ma alla fine, per quanto da una parte espliciti la sua volontà di appropriarsi dell'oro, dall'atra lascia intendere tra le righe che non è poi del tutto certo che finirà così.
Ciò detto e giustamente rimarcato, la nascita del duo Spencer-Hill non deve far passare in secondo piano la prova decisamente convincente e a tratti memorabile dell'antagonista, Frank Wolff, (nei panni dell'astuto e perfido Bill Santantonio), per l'occasione doppiato da Oreste Lionello (sarà per questo che mi ricorda in maniera precipua Gene Wilder, al quale in effetti assomiglia solo vagamente nei tratti somatici).
La trama del film è l'ennesima (ma ben congeniata) variazione sul tema del classico archetipo leoniano, così come molto leoniana è la direzione di Colizzi, con ambientazioni, primissimi piani e caratterizzazione dei personaggi che devono non poco all'insegnamento di Bob Robertson. Non di meno, il film appassiona, scorre con un buon ritmo e non ha assolutamente il sapore dell'emulazione stantia, sotto nessun punto di vista, con tanto di mexican standoff "monco" sul finale.
Ottima (questa, per nulla morriconiana!) la colonna sonora di Carlo Rustichelli, il quale, come anche in altre circostanze, a tratti strizza l'occhio più ai classici hollywoodiani che non ai commenti sonori tipici dello "spaghetti".

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