lunedì 9 luglio 2012

California

1977, di Michele Lupo. Con: Giuliano Gemma, William Berger, Miguel Bosé, Chris Avram, Claudio Undari, Paola Dominguin, Malisa Longo, Dana Ghia.
 
Fra gli ultimi "spaghetti" girati, California fa parte di quel gruzzolo di film che, al crepuscolo di un genere già di fatto esaurito (ormai praticamente solo più la parodia di se stesso), ha saputo regalarci un’ultima impennata d’orgoglio, per una chiusura d’esercizio dignitosa.
Molto ben sviluppato il tema del disagio dei reduci (confederati e dunque perdenti) al termine della Guerra di Secessione, confezionato da Lupo con una bellissima prima mezz’ora dai toni quasi post apocalittici, ad evidenziare le macerie e la miseria lasciate dalla guerra, con una fotografia tetrissima, tonnellate di fango e città fantasma.
Ed anche quando l’obiettivo si focalizza maggiormente sul protagonista, California (impersonato da un bravissimo Giuliano Gemma, in un ruolo che lascia pochissimo spazio al suo solito fare un po’ scanzonato, à la Ringo, un po' il suo marchio di fabbrica), ponendo le sue vicende quali baricentro della narrazione, i toni non si fanno meno cupi e pessimistici. Dopo un breve periodo di transitoria serenità, il Nostro si trova nuovamente avvolto in una spirale di violenza e vendetta, ad evidenziare una volta di più gli strascichi lasciati dalla guerra e, più in generale, il retrogusto amaro del pessimismo a trecentosessanta gradi, messo in scena con una massiccia dose di violenza e un gran numero di morti ammazzati, e neppure stemperato da scampoli di umorismo o ironico cinismo, come di solito avveniva nei western all’italiana.
Non memorabile – ed è davvero un peccato – la colonna sonora di Gianni Ferrio che, salvo rari momenti, si dimostra non all’altezza e un po’ sciatta.

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